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Rentri: cos’è e come funziona

Il RENTRI è il nuovo Registro Elettronico Nazionale per la tracciabilità dei rifiuti, in sostanza la versione digitale del registro cartaceo presente in tutte le aziende produttrici, trasportatrici e gestori di rifiuti speciali pericolosi e non.

Istituito con il D.M. 59/2023, il RENTRI entrerà in vigore attraverso diversi step a partire da dicembre 2024 e permetterà la digitalizzazione del ciclo, supportando e agevolando le aziende nella creazione e compilazione dei diversi documenti che interessano il deposito, il trasporto e lo smaltimento o il recupero dei rifiuti.

RENTRI: registrazione e accesso al portale

L’accesso al portale, previa iscrizione e pagamento di quanto richiesto, avverrà mediante SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS) sul portale del RENTRI.

Una volta entrati, l’azienda si troverà di fronte a due sezioni principali:

  1. sezione anagrafica dedicata alla raccolta dei dati anagrafici degli operatori coinvolti nella gestione dei rifiuti, nonché delle informazioni relative alle autorizzazioni specifiche. In questa sezione, inoltre è possibile pagare l’iscrizione e il rinnovo annuale mediante PagoPA.
  1. Sezione tracciabilità, dove sono registrate tutte le informazioni necessarie per tracciare il movimento dei rifiuti lungo la catena di gestione, consentendo un monitoraggio accurato e una corretta registrazione delle operazioni.

RENTRI: i servizi disponibili

Attraverso il portale RENTRI è possibile effettuare tutte quelle operazioni che al momento sono effettuate sul registro cartaceo e automatizzare la creazione di alcuni documenti senza doverli compilare manualmente.

In particolare, le operazioni che venivano registrate nel registro di carico e scarico ora vanno inserite nel registro digitale ottemperando così agli obblighi di vidimazione.

Successivamente, la piattaforma permette di emettere il formulario di identificazione dei rifiuti (FIR) cartaceo, anche qui in conformità con gli obblighi di compilazione e vidimazione.

Proseguendo lungo il ciclo dei rifiuti, tramite il portale RENTRI è possibile inviare il FIR controfirmato e datato in arrivo dal destinatario, la ex 4° copia, agli altri attori della filiera, i quali possono in tal modo scaricarne una copia cartacea.

Infine, al termine del ciclo, è possibile emettere i FIR in modalità digitale e trasmettere tutti i dati del registro di carico e scarico e dei FIR al RENTRI.

Il nuovo sistema digitale RENTRI permetterà dunque a tutti gli attori coinvolti nel ciclo dei rifiuti, siano essi produttori, trasportatori o gestori di rifiuti, di emettere la documentazione in modo digitale, agevole e praticamente automatizzato, la quale sarà poi a disposizione di tutti gli altri soggetti coinvolti.

La ricerca di un determinato formulario sarà agevole, in quanto il documento sarà disponibile in formato digitale pronto per il download in qualsiasi momento. Anche le pratiche saranno molto più snelle e documenti come il MUD potranno essere elaborati con semplicità e rapidità. Tutto ciò comporterà un notevole risparmio di tempo, rendendo le informazioni relativi ai rifiuti e alla tracciabilità fruibili in qualsiasi momento da ogni azienda/ente coinvolto.

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Smaltimento batterie al piombo: la corretta procedura

Lo smaltimento responsabile delle batterie al piombo esauste è di vitale importanza per proteggere l’ambiente e la salute umana.

I trattamenti, a cui sono sottoposte, mirano a due obiettivi principali: la prevenzione dell’inquinamento e il recupero di materiali preziosi. Le batterie contengono sostanze tossiche come il piombo, che può danneggiare il territorio e l’uomo se viene smaltito in modo improprio. Inoltre la quasi totalità dei materiali che compongono le batterie al piombo possono essere riciclati o recuperati. 

Di fatti, con il 97% di materiali recuperabili, lo smaltimento delle batterie esauste al piombo permette di attivare un processo di economia circolare che permette un abbassamento dei costi di produzione e dello sfruttamento del sottosuolo per l’estrazione delle materie prime.

Come si smaltiscono le batterie al piombo?

Lo smaltimento delle batterie al piombo deve necessariamente seguire un iter procedurale predefinito. In particolare lo smaltimento si divide nei seguenti step

Smaltimento batterie al piombo: la frantumazione

In questa prima fase di smaltimento, le batterie al piombo vengono frantumate mediante l’utilizzo di appositi macchinari, ottenendo tutti i materiali triturati.

I materiali ottenuti vengono poi attentamente esaminati per separare le parti in plastica, il metallo e l’acido solforico. La plastica viene reimmessa nella produzione come materia prima, mentre l’acido solforico viene neutralizzato per essere reimmesso nell’economia circolari con vari scopi. Il piombo, invece viene inviato alla successiva fase di smaltimento. 

Smaltimento batterie al piombo: la fusione

Nel corso della seconda fase di smaltimento il piombo, ottenuto dal processo di frantumazione, viene fuso a una temperatura compresa tra 800 e 1000° C.

Questo processo avviene in totale sicurezza, in quanto gli impianti di fusione sono dotati di appositi filtri per il controllo delle emissioni gassose che evitano le emissioni di particelle inquinanti.

Smaltimento batterie al piombo: la raffinazione

L’ultimo step dello smaltimento delle batterie al piombo, prevede che il metallo venga inserito in una caldaia impostata ad una temperatura che va dai 350 ai 500 C°. Al termine della raffinazione, il metallo è pronto ad essere reimmesso nella catena produttiva come perfetto prodotto dell’economia circolare.

Vuoi smaltire correttamente le batterie al piombo della tua azienda? Compila il modulo qui sotto e ti ricontatteremo per un preventivo personalizzato.

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